IL VOLO DI BEATRICE

volobeatricenella Comedìa di Dante Alighieri
musica dal vivo, canto e danza aerea

regia – Stefania Maggini

musiche – Pino Dieni

Castello dei Conti Guidi

 

Interpreti in ordine di apparizione:

Angelo Musicante – Samuele Lambertini, percussioni acustiche ed elettroniche, synth

Uno spettatore – Federico Grassi

Anima danzante di Beatrice – Camilla Ferrari

Voce  di Beatrice – Stefania Maggini

Coro di Angeli – Ass. Corale Synphonia di Gaia Matteini, curatore vocale ed elaboratore brani

Francesco Platani, voce e manipolazione del suono

Pino Dieni, arciliuto, strumenti ad archetto, manipolazioni del suono

Audio e e luci: Alberto Artusi

 

Sinossi

Una persona fra il pubblico, Federico Grassi, attore diplomatosi alla Bottega teatrale di Firenze diretta da Vittorio Gassman, vedendo un libro della Divina Commedia abbandonato a un lato della scena, si alza lo raccoglie, lo apre e comincia a leggere. Poi lo spettatore sembra ricordarsi i versi a memoria, come da scolastica reminescenza.

È all’inizio del Canto II dell’Inferno, dove Dante, appena uscito dalla selva oscura, all’alba, inizia l’ascesa del colle. Al tramonto dello stesso giorno però si sente assalito da forti dubbi: per quale suo merito particolare è stato prescelto a visitare da vivo il regno dei morti? Egli non è né Enea né San Paolo, i due soli altri esseri viventi discesi in carne e ossa nell’oltretomba. Essi lo fecero perché predestinati dal volere celeste a porre in terra le fondamenta della società umana.

Ma Dante perché? Per dissipare queste perplessità Virgilio gli spiega i motivi che lo hanno indotto a venire in suo soccorso. Tre donne benedette hanno avuto compassione di lui in cielo: la Vergine Maria che ne ha raccomandato la salvezza a Lucia, la quale a sua volta ha esortato Beatrice a sottrarre Dante al mortale pericolo in cui si trovava. Le accorate parole e la sovrumana bellezza della beata, discesa a implorarlo, hanno reso il poeta latino impaziente di obbedirle. Al nome della donna amata in gioventù Dante si rianima, e, senza più esitazioni, segue Virgilio nel difficile cammino verso la porta dell’ inferno.

È una cascata di racconti, uno dentro l’altro, come un susseguirsi di scatole cinesi di narrazione poetica, che restituiscono la discesa di Beatrice, la danzatrice aerea, Camilla Ferrari. Grazie a questo primo suo volo di andata dallo spazio alla terra, Beatrice riuscirà alla fine a farsi seguire nei cieli anche dal suo amato terrestre, Dante.

La lettura dello spettatore salta adesso al Canto XXXI del Paradiso, dove il poeta già da lungo giunto assieme Beatrice nel Paradiso Celeste, osserva con stupore e ammirazione, lo spettacolo tripudiante dell’Empireo. Desideroso di rivolgere al suo angelo Beatrice alcune domande, il pellegrino si volge verso di lei, ma al posto della donna amata trova un beato, in atteggiamento benevolo e paterno. San Bernardo da Chiaravalle, mistico del secolo XII. Egli, quale simbolo della scienza contemplativa, sostituisce Beatrice per guidare Dante alla fine del viaggio, alla visione di Dio. Poiché il Poeta vuole sapere dove si trovi adesso Beatrice, il Santo gli spiega che è ritornata al suo seggio, il terzo, a partire dall’alto. Dante vede Beatrice sorridergli un’ultima volta, per poi ritornare alla contemplazione divina. Il volo di ritorno dalla terra di Beatrice si è completato.

Durante tutta la lettura/ricordo della Comedìa da parte dello spettatore, l’ambiente attorno a lui si illumina e si anima di artistiche presenze: musiche, canti, danze, voci, dando vita a una rappresentazione onirica del doppio volo che Beatrice compie in questi due momenti del racconto di Dante. Il volo di Beatrice dal cielo alla terra e dalla terra al cielo è un movimento che nel suo compiersi genera e trasforma, lasciando dietro di sé una scia di bellezza e beatitudine, la sola capace di dissolvere e risolvere conflitti sia interiori che esteriori. Anche lo spettatore sembra partecipare a questo doppio volo in andata e ritorno, da cui volentieri si lascia suggestionare e forse perfino mutare. Le antiche componenti architettoniche del Castello, grazie ad un curato e ispirato disegno luci, rivelano tutta la loro innata straordinaria vocazione scenografica ad ambientare ed esaltare lo sconfinato immaginario dantesco.

Il testo recitato e cantato è interamente tratto dalla Comedìa di Dante: Inf. Canto II, 1-5, 31-142 e Par. Canto XXXI, 52-93, Pur. Canto XXXIII, 142-145

Solo l’ultimo verso, a chiusa di spettacolo, è invece “farina del nostro sacco”, in libero stile neodantesco…

I brani cantati a Cappella dal Coro di Angeli, l’Associazione Corale Symphonia, diretta e accompagnata al tamburello da Gaia Matteini, che li ha anche riarrangiati, sono tratti dal Laudario di Cortona, codice musicale manoscritto italiano della seconda metà del XIII secolo, contenente una collezione di laude.

I brani, tutti dedicati alla figura femminile di Maria, sono: Ave Donna Santissima; Venite a Laudare per Amore Cantare; Altissima Luce con Grande Splendore.

 

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